Essere Umano, Essere Divino

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Divinità individuata: Il cammino dell’Umano nel Divino 

Nel mondo degli insegnamenti spirituali, è comune sentire dire che siamo solo onde sulla superficie di un oceano infinito — che l’Assoluto o l’Essere è la vera essenza, e che i nostri sé individuali sono solo illusioni da superare. Questa visione non-duale ha aiutato molte persone a comprendere l’unità che sta dietro ogni cosa. Ma se ci fosse qualcosa di più? E se l’individualità che sperimentiamo — la luce unica che siamo — non fosse un’illusione da trascendere, ma un aspetto prezioso ed eterno del Divino stesso?

Faisal Muqaddam, fondatore del Diamond Logos Teaching, porta una prospettiva radicale e profondamente umana: ciascuno di noi è un’anima, una coscienza individuale, e il nostro viaggio nella vita — la nostra sofferenza, il nostro apprendere, la nostra trasformazione — non solo ha senso, ma è essenziale all’evoluzione stessa di Dio e ciò che consideriamo Divino. In questa visione, Dio non è soltanto il campo di Essere che tutto comprende, ma anche una presenza personale e individuata, che si evolve attraverso l’esperienza dell’Anima in ciascuno di noi.

Questa comprensione non è arrivata a Faisal come un’idea filosofica, ma attraverso una crisi profonda e una trasformazione interiore. Dopo anni immerso negli insegnamenti dell’Assoluto, ha iniziato a chiedersi se l’Essere da solo potesse spiegare la complessità del dolore e del desiderio umano. L’idea che tutto — anche la crudeltà e la distruzione — fosse solo l’Essere che si esprimeva attraverso diverse forme gli sembrava vuota, persino pericolosa. Non lasciava spazio alla responsabilità, e cancellava sottilmente l’esperienza umana.

In un periodo di profondo vuoto interiore — quello che Faisal chiama un “abisso” — si ritrovò a invocare non l’Assoluto impersonale, ma Dio. Questa preghiera cruda, inaspettata, aprì una ferita antica nella sua anima: il dolore della separazione da una Presenza Divina personale. Ciò che seguì fu un crollo dell’orgoglio spirituale, una resa al dolore, alla rabbia e alla nostalgia — emozioni raramente associate al risveglio. 

«Nel 1976 ebbi la realizzazione, l’apertura e il dispiegarsi del dominio essenziale; una ricchezza oltre ogni immaginazione. In dieci anni di quella esperienza, ero riuscito abilmente ad evitare qualcosa di personale. Qualcosa dentro di me era così ferito. Ricordarlo avrebbe fatto riemergere una ferita insopportabile, una ferita narcisistica insopportabile. Ma quella ferita narcisistica non riguardava l’essere stato ferito da mia madre o da mio padre, non era il narcisismo “normale”. Era una ferita nell’anima, non nell’identità dell’ego. Qualcosa di profondo nella mia anima era così ferito che, se avessi chiamato Dio, quella ferita si sarebbe esposta». - Faisal Muqaddam -

Ma fu proprio in questa tempesta che emerse qualcosa di nuovo: l’incontro con un’entità divina — non l’Essere astratto, ma una presenza umana-divina, radiante, fatta di luce, sostanza preziosa, e profondo amore. Questa presenza, dice Faisal, aveva attraversato il cammino umano. Aveva lottato, sofferto, evoluto. Non era un Dio distante, ma un’Anima Matura — un Umano Divino.

Questo incontro trasformò la sua visione di Dio, della spiritualità e dell’essere umano. In contrasto con le vie che vedono l’individualità come una fase temporanea da superare, Faisal afferma che la nostra unicità è eterna. Anche nell’illuminazione piena, l’anima non si dissolve. Come ha suggerito anche il Dalai Lama in un dialogo con mistici contemporanei, l’essere illuminato conserva la propria individualità — diventa un co-creatore consapevole con il Divino.

In questa prospettiva, non siamo strumenti passivi attraverso cui l’Essere realizza la sua volontà. Non siamo vittime di un grande disegno. Siamo creatori. Il cammino spirituale, allora, non è solo liberazione dalla sofferenza — è anche assunzione piena della responsabilità per come viviamo, come amiamo, come ci relazioniamo al mondo. L’illuminazione è solo una parte del viaggio. Oltre essa c’è il cammino della salvezza — non in senso religioso, ma nel senso di scegliere “come camminare il cammino”, come vivere con integrità, verità e cura per questa creazione preziosa di cui facciamo parte.

Connettersi al Divino, secondo Faisal, non significa sfuggire all’umano, ma approfondirlo. In presenza di questa presenza Divina, il cuore si inchina non per paura o sottomissione, ma per amore e riconoscimento. Il viaggio di ogni anima conta. Ogni atto di consapevolezza, compassione e creatività contribuisce non all’auto-glorificazione dell’Essere, ma alla maturazione del Divino stesso.

Il mondo, quindi, non è solo un sogno di Dio. È una creazione condivisa. Se le foreste bruciano e gli oceani si innalzano, non è la “volontà di Dio” — è opera nostra, è il nostro dimenticare. E se la guarigione deve venire, verrà attraverso di noi, che ci assumiamo pienamente la nostra responsabilità come creatori risvegliati. In questa luce, essere umani non è una deviazione da Dio — è il cammino stesso di Dio.

«Ricordo che quando arrivai a quel punto, apparve una Presenza Divina, un’Entità Divina. Non era l’Assoluto, era una persona. E questa persona aveva forma umana, ma non era fatta di carne. Era fatta di spirito, fatta di luce. Fatta di una materia molto densa, come gioielli, diamanti, cristalli, oro. Era un’entità preziosa, densamente condensata, di somma Gloria». - Faisal Muqaddam -

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